BREVE STORIA DEL CAPPELLO

Quello di coprirsi la testa e' un uso antico, anzi antichissimo se gia' nel periodo neolitico l'uomo usava lunghi cappelli di paglia per ripararsi dal sole; ne troviamo ampia testimonianza in dipinti, sculture, mosaici, monete e documenti scritti.

Nella tradizione romana piu' antica qualunque sacrificio religioso doveva essere compiuto "velato capite", ossia con la testa coperta e la copertura avveniva con un lembo della toga.

Mitra, tiara, zucchetto, berretta, camauro sono tutte forme di copertura della testa di Papi ed altri prelati.

Possiamo certamente affermare che in tutte le culture il copricapo fa parte di quel "codice corporeo" che come altre forme di linguaggio, serve a lanciare messaggi, a comunicare. E' una rappresentazione simbolica che assume molteplici significati: potere, seduzione, minaccia come nel caso degli elmi creati per incutere paura nel nemico, ma anche appartenenza ad una cultura, ad un ambito sociale o ad una categoria professionale.

Nei secoli XIII e XIV e' nei berretti che la moda si sbizzarrisce: a pignatta, quadrati, arricciati, in feltro con la forma appuntita che restera' nei cappelli universitari, ornati di nastri e pietre preziose, indossati sui capelli tagliati "a paggio" si accompagnano agli abiti di broccati e damaschi provenienti dall'Oriente.

Per trovare il vero antenato del cappello moderno dobbiamo risalire al medioevo quando la "cappa", una sorta di mantello con cappuccio sul retro chiamato "capperuccia", veniva indossato da uomini e donne, nonche' da monaci e chierici.

Il termine "cappellus" diminutivo di "cappa" sta inizialmente ad indicare il cappuccio di velluto e di feltro, allacciato sotto il mento, che rimarra' in uso fino al XV secolo.

Alla fine del XIV secolo il copricapo con la tesa fa il suo trionfale ingresso in societa'. Nasce il cappello. Ed e' proprio da quando si passa alla semplice funzione di "coprire" a a quella "estetica" che si puo' cominciare a parlare della cultura del cappello.

Nell'Ottocento il nuovo segno dell'eleganza maschile e' rappresentato dal CILINDRO, assoluto protagonista della storia del cappello. Originario della Cina, arriva nel 1795 in Francia, alto, di forma cilindrica, detto anche bomba, canna, tuba, a torre, a staio, avra' la sua definitiva consacrazione in Inghilterra.
Nel 1812 il francese Antoine Gibus ebbe un'idea rivoluzionaria per rendere piu' maneggevole e pratico il cilindro. Realizzo' l'omonimo cacppello che grazie ad un sistema di sottilissime molle d'acciaio era possibile appiattirlo con la pressione della mano. Per il rumore prodotto dallo scatto delle molle fu chiamato anche "Chapeau clacque".

A meta' dell'Ottocento, accanto al cilindro comincia a farsi strada la BOMBETTA. Ideata dai fratelli londinesi Thomas e William Bowler e' un cappello duro con calotta tonda ed ala arricciata.

Per chi fa sport e' consigliato il berretto, ma l'uomo maturo opta per il cappello di feltro floscio, la LOBBIA con l'ala rialzata e la piega centrale simile ad un'ammaccatura.

L' HOMBURG e' arrivato fino ai giorni nostri, chiamato anche "alla diplomatica". Si tratta di un cappello con l'ala arricciata ai fianchi e rollata. La cupola e' floscia e morbida cosi' si puo' piegare a mano.

La PAGLIETTA e' una gloria tutta italiana. Veniva indossata a partire dal mese di maggio e dimessa tassativamente al tempo della vendemmia. Cappello rigido, di forma ovale e fondo piatto, trova la sua consacrazione artistica nei dipinti degli impressionisti francesi.

Dall'America arriva il celebre PANAMA. Originario dell'Equador, e' intessuto a mano con foglie essiccate di palma nana che cresce nel Centro America.